Energie Oscure, [quest]

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Dreyght
view post Posted on 30/1/2013, 23:34




All’attenzione di tutti gli avventurieri di Silmarillia: ci è giunta una strana quanto inquietante lettera da un contadino del Midengaard, che si dice testimone di fatti incredibili e avverte la popolazione di un nuovo pericolo. Ecco ciò che ha scritto:

Imploro Vostra Grazia Reginleif, Reggente di Midgaard, di prestare attenzione alle mie parole e di diffondere il mio avvertimento. Il mio villaggio e quelli circostanti, sono stati colpiti da una misteriosa epidemia con effetti mai visti; chiunque ne viene infettato è reso improvvisamente inerte, come se gli fosse rubata tutta l’energia vitale. Dopo qualche giorno trascorso in una specie di coma vigile, si sveglia pieno di furia assassina e colpisce chiunque gli si trovi attorno. Io stesso ho assistito ad alcuni di questi “risvegli” e posso assicurare che non c’è nulla di naturale nell’espressione di costoro,anzi, sembrano posseduti da una febbre demoniaca che li rende folli. Un problema non minore sono gli animali, anche loro sembrano impazziti e si attaccano senza motivo: le vacche uccidono e divorano i vitelli, i cani sventrano i cavalli e i cavalli stessi mordono e calpestano qualsiasi cosa.
Vi imploro, aiutateci prima che sia troppo tardi!
Gunther Okshid


Chiunque voglia indagare su questa strana faccenda si presenti in piazza centrale LUNEDI 4 FEBBRAIO ALLE 21.30 del calendario esterno.



[La quest si farà se verrà raggiunto un minimo di 5 partecipanti]





Incipit – Il diamante nero

L’uomo uscì dalla “Fine del Mondo”, barcollò nel buio verso il muro di fronte e si concentrò nel tentativo di espletare le sue funzioni senza bagnarsi gli stivali; che può sembrar facile, ma quando uno è ubriaco diventa sempre tutto più complicato.
«L’HAI COSA?!?»
L’urlo fu così inaspettato che lo fece sobbalzare, mandando all’aria tutta la fatica impiegata fino ad allora per non pisciarsi sui piedi. Il tono furente dello sconosciuto avrebbe tolto ogni curiosità anche ad un tipo più coraggioso del nostro amico, che infatti si limitò a bestemmiare, rimpacchettare l’attrezzatura e sparire di nuovo in taverna.
Più giù, lungo il vicolo, Tyglor non pareva impressionato più di tanto dalla rabbia di Jeler. Oppure era molto bravo a nasconderlo.
«Avevo bisogno di soldi, e in fretta. Non ho avuto altra scelta se non scambiare la gemma con un paio di cavalli ed una scorta di cibo» rispose pacatamente «O sarei morto di fame nelle pianure a nord prima di arrivare in città».
Jeler non era famoso per essere un tipo tranquillo, tantomeno quando un ladruncolo confessava di aver dato via una reliquia inestimabile per due brocchi e una cesta di patate. L’ultimo incarico che aveva accettato da Jeff prima di lasciare Hellhouse era di trovare il diamante nero e uccidere Tyglor, ma strada facendo aveva cambiato idea. Vuoi perché non aveva intenzione di ritornare in quella topaia puzzolente, vuoi perché si diceva che la pietra fosse dotata di misteriosi poteri, vuoi perché quella in sé valeva più di dieci volte la sua eventuale ricompensa, aveva deciso di obbligare il ladro a consegnargliela in cambio della sua clemenza. Scoprire che tutti i suoi bellissimi piani erano andati a donnette allegre per colpa dell’unico ladro della storia che non ha gradi in Valutare, gli aveva quantomeno rovinato la giornata.
«E a chi l’hai venduta?» ringhiò.
«Ad un tizio a nord… una specie di mercante viaggiatore»
Il tono di sufficienza di Tyglor mise a dura prova la psiche instabile di Jeler, ma squartarlo in quel vicolo sarebbe stato inutile –anche se indubbiamente catartico. Con un gesto rapido e improvviso sfoderò la katana che portava sulla schiena e la puntò alla gola del ragazzo.
«Ti sei appena offerto volontario per aiutarmi nelle ricerche…».


Poco dopo, nelle campagne del Midengaard.

Il paese era tranquillo, pacifico, silenzioso. Fin troppo, considerando che era periodo di mietitura e in giro non si vedeva un’anima. Nell’aria si respirava odore di morte e decomposizione: la frutta marciva nelle ceste o direttamente sugli alberi, la carne non trattata imputridiva nei mattatoi, carcasse mezze sbranate giacevano nei sentieri e nei campi.
Tutto questo non sfuggì all’occhio vigile dello straniero di passaggio in quel momento, che ci mise solo un quarto d’ora di attenta ispezione per capire che forse c’era qualcosa che non andava; a sua discolpa bisogna dire che non era abituato a viaggiare, ma aveva alzato un po’ troppo il gomito alla taverna chiamata Fine del Mondo e aveva dilapidato il suo patrimonio al tavolo da gioco; non ricordava molto di quella notte, sapeva solo che la mattina successiva si era ritrovato povero e con gli stivali che puzzavano di urina. Così era partito, deciso a far fortuna da qualche altra parte.
L’aspetto di quel villaggio non gli piaceva nemmeno un po’, ma aveva già fatto cinque chilometri di strada in una sola mattina e aveva bisogno di un posto dove riposare. Dopo attenta considerazione decise di bussare al portone della casa più grossa e meno malridotta, pensando che dovesse trattarsi di un’abitazione importante: la porta si socchiuse sotto i suoi colpetti.
Una porta aperta e un paese apparentemente disabitato invitano ad un furtarello anche il più onesto degli uomini -specialmente se affamati- così decise di entrare.
Un po’ per imprudenza, un po’ per sfortuna, finì che un colpo d’ascia gli aprì in due la clavicola destra.
Fece appena in tempo a vedere il grosso contadino dagli occhi spiritati che alzava di nuovo l’arma, prima di voltarsi e darsi alla fuga strillando come un maiale al macello. L’indemoniato non lo seguì, si limitò a urlare versi insensati brandendo l’ascia insanguinata e sparì in casa; mentre il nostro amico, in preda al panico e all’agonia, fuggì in mezzo ai campi tamponando inutilmente la ferita con una mano.
Corse finché ebbe fiato, inoltrandosi tra l’erba delle Pianure del Nord finché una radice sporgente non lo fece ruzzolare a terra.
Sobbalzò nell’udire un fruscio poco distante, seguito da un altro e un altro ancora. Non fece in tempo a rimettersi in piedi che qualcosa gli saltò sul volto, qualcosa di piccolo, morbido, con due lunghe orecchie: in breve tempo fu sommerso da una mezza dozzina di normalissime lepri che affondavano ripetutamente i lunghi incisivi nella sua carne, cercando di colpire le arterie.
Con calma e dopo decine di tentativi, ci riuscirono…


Edited by Dreyght - 31/1/2013, 09:04
 
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